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"Io non ho omicidi da raccontare, ma gioie e sofferenze e amori. E l'amore è violento e pericoloso quanto un omicidio." È così, detto tra sé senza darvi peso, che Knut Pedersen lascia balenare fin dal prologo il cuore del dramma di cui sarà l'inaffidabile testimone e narratore. È ancora il vagabondo di "Sotto la stella d'autunno" che Hamsun mette a protagonista di questo romanzo, l'irrequieto alterego cui dà perfino il proprio nome, moderno epigono del romantico perdigiorno che ha smarrito la svagata spensieratezza di un'anarchica e libera autoemarginazione per incarnare la nevrotica lacerazione tra l'io e quella vita che nel suo rifiuto di ogni senso e legame, perennemente gli sfugge.